LE ESIGENZE DEL RISVEGLIO
Disastri
locali, nazionali ed internazionali hanno spesso condotto a grandi risvegli,
portando una rinascita morale e spirituale.
La
paura di persecuzione religiosa del 16° e 17° secolo, che ebbero origine dalla
tortura e dal bagno di sangue dell’Inquisizione, portò le persone a cercare Dio
sospinte da uomini come Calvino, Zwingli, Knox, Baxter e da altri uomini insigni.
La
Rivoluzione Francese del 18° secolo e la paura della Gran Bretagna di diventare
preda degli stessi problemi portò le persone a temere Dio. Egli fece sorgere
uomini come Whitefield, Wesley, Madley, Venn, Romaine, Grimshaw, Walzer e
Fletcher.
Oltre
l’Atlantico uomini come Brainerd, Jonathan Edwards ed altri furono strumenti di
Dio nel risveglio.
Nel
19° secolo le cateratte dell’inondazione furono aperte con una serie di
epidemie, siccità, carestie e pestilenze che precedettero il risveglio. Uomini
come Finney, Moody, Spurgeon, Booth, Andrew Murray, Lanphier e un grande gruppo
di missionari furono gli strumenti della potenza di Dio, mentre dal continente
Napoleone fece le sue minacce.
Il
20° secolo iniziò con la Guerra Boera, la morte della Regina Vittoria, il
sorgere della Germania come potenza mondiale, le guerre giapponese, cinese e
russa, la ribellione di Boxer (società segreta cinese), l’ammutinamento
Indiano, le guerre afgane, i problemi del Medio Oriente e l’Europa in fermento.
Le persone si rivolsero a Dio in preghiera ed uno scroscio potente raggiunse
praticamente tutto il mondo.
Nel
1809 un terremoto scosse Città del Capo per Otto giorni. Le persone
terrorizzate si incontrarono in preghiera e implorarono Dio di avere pietà.
I
giapponesi invasero la Corea e migliaia di cristiani furono uccisi.
La
Cina, appena prima che i Comunisti assumessero il potere, sperimentò un grande
risveglio.
Nell’Africa
dell’Est, 7.000 credenti furono uccisi dai Mau Mau a causa della loro fede. Un
grande risveglio si spostò dall’Uganda al Kenya e poi tornò in Uganda appena
prima che Idi Amin uccidesse circa 500.000 persone molte delle quali erano
cristiane.
Troviamo
lo stesso modello in ciò che Dio fa con il Suo
popolo nella Bibbia: cataclismi, uno strumento umano, una visione, la paura, un grido del popolo di Dio, una grande liberazione, un attacco dalle forze del male. Sembra che Dio dia sempre il risveglio al Suo popolo per prepararli per i giorni oscuri che stanno davanti a loro o per farli uscire da situazioni senza speranza.
popolo nella Bibbia: cataclismi, uno strumento umano, una visione, la paura, un grido del popolo di Dio, una grande liberazione, un attacco dalle forze del male. Sembra che Dio dia sempre il risveglio al Suo popolo per prepararli per i giorni oscuri che stanno davanti a loro o per farli uscire da situazioni senza speranza.
Se
guardiamo in 1 Samuele 7, certi principi diventano molto chiari.
Ci
sono fondamentalmente sei aspetti che riguardano la nostra immagine del
risveglio.
L’intera
nazione si riunì in timore e tremore (vers. 2).
Essi
digiunarono e pregarono (vers. 5-8).
I
loro nemici avevano minacciato i loro confini (vers. 7).
Essi
offrirono sacrifici al Signore senza contarne il costo (vers. 9).
Samuele,
il loro conduttore, pregò ed intercedette per loro in modo fervente, stando
essi in attesa e partecipazione (vers. 9).
Dio
sentì e operò un miracolo, confondendo e mettendo in rotta il nemico. Le
persone lodarono il Signore e gioirono (vers. 9-12).
Avendo
dato un’occhiata al contesto, consideriamo ora più in dettaglio gli aspetti
cruciali della vita di un eroe di Dio, l’uomo di Dio del momento.
Si
deve sempre guardare oltre l’uomo in momenti come questo, si deve guardare alla
situazione. C’è un proverbio che dice: «viene il momento, viene l’uomo».
Questo
era il momento per cui Dio aveva preparato e predestinato Samuele. La
situazione era la seguente.
Era un periodo di disonore nazionale
Israele
stava attraversando un periodo molto difficile della propria storia.
Aveva
nemici tutt’intorno (1 Samuele 13:17-18).
Era
vassallo dei Filistei.
Non
aveva armi per la guerra, né spade né lance (13:19), solo attrezzi agricoli,
gli attrezzi materiali dei propri scambi (anche per questi dipendeva dal
nemico). Non aveva armi per la battaglia né preparazione, né fiducia nella
battaglia.
Non
c’è da stupirsi che abbia tremato alle minacce del nemico.
Che
triste situazione quella in cui si trovava!
Quello
che è triste e che abbiamo così pochi strumenti per forgiare o persino per
affilare le nostre armi per la guerra di oggi. La maggior parte dei credenti
non la pensa così perché essi usano le armi del mondo e vanno nel mondo per
affilarle.
Non
hanno armi spirituali con le quali combattere le battaglie di Dio (2 Corinzi
10:3-4).
La
nostra spada è la Parola di Dio, non la Bibbia. Tutti noi possediamo una
Bibbia.
La
spada è sapere come usare la tua Bibbia.
Israele
era diviso. Il suo allontanamento gli aveva guadagnato il nome di Icabod (1
Samuele 4:21), perché la sua gloria lo aveva abbandonato.
L’arca
del patto era stata presa e sembrava che Dio fosse lontano dal Suo popolo.
C’era
pigrizia e fiacchezza in mezzo al popolo di Dio.
Il
giorno di Dio veniva disonorato. Le persone seguivano altri dèi.
Non
c’è da stupirsi che avessero dei terroristi Filistei ai propri confini.
Non
c’è da stupirsi che soffrissero costantemente per la guerra, la carestia, e
l’inflazione.
In
realtà erano nella posizione nella quale ci troviamo noi oggi.
Affrontarono
un tempo di crisi. Il loro disonore come persone le avrebbe o distrutte o le
avrebbe portate ad una liberazione. Tutto dipendeva da quale strada avrebbe
intrapreso. Grazie a Dio essi avevano un conduttore che li avrebbe messi
davanti al loro disonore.
Dubito
che Samuele fosse ben voluto!
Notiamo
una seconda cosa.
Il disonore portò al pentimento
Ora
Samuele afferma il diritto datogli da Dio di parlare. Arriva dritto al punto.
Notate
la sfida che porta: “Se tornate al Signore...” (1 Samuele 7:3).
Poté
sentire la loro sofferenza per il loro peccato, perché essi fecero cordoglio e
cercarono il Signore.
Volesse
Dio che noi, nella chiesa di Cristo arrivassimo a fare cordoglio per i nostri
peccati e gridare a Dio. Allora potrebbe esserci speranza per noi.
Con
la nostra autosufficienza, vedo poca speranza per il nostro futuro. Ma non sono
pessimista. Dio opera sempre miracoli all’improvviso. Ad un certo momento la
folla il giorno della Pentecoste si prendeva gioco e rideva; la mattina dopo,
3.000 persone stavano piangendo a causa della convinzione dello Spirito e
dicevano: “Cosa dobbiamo fare?” (Atti 2:37).
Il
grande avversario, Saulo stava per imprigionare i cristiani. Tre giorni dopo
diventò cristiano mentre cercava di uccidere altri cristiani per la loro fede.
Credo
che Dio possa cambiare i cuori di uomini e donne all’improvviso.
Forse
alcuni si piegarono su se stessi quando Samuele disse: “Se tornate al
Signore...”.
Egli
parlò al popolo del Signore.
Che
bel suggerimento quello di tornare al Signore!
…e
non rese certo la cosa più facile quando aggiunse: “...con tutto il vostro
cuore”.
F.
B. Meyer suggerisce che la dimostrazione che Samuele fece a Mizpa fu il culmine
di quello che aveva fatto nei mesi precedenti: andare per il paese distruggendo
i loro idoli e mettendoli davanti al loro allontanamento.
Quando
il culmine fu raggiunto, potendo persino vedere i nemici ai loro confini,
chiese loro di fare una scelta: un’invasione del nemico e la dominazione o il
governo di Dio. Se avessero scelto il secondo, non avrebbero dovuto farlo con
tiepidezza.
Avrebbero
dovuto scegliere Dio con tutto il loro cuore.
Samuele
richiese loro tre cose (1 Samuele 7:3).
1. Avrebbero
dovuto liberarsi degli ostacoli che c’erano nelle loro vite. Quali sono gli
ostacoli che ci fermano dal servire il Signore con tutto il nostro cuore? Forse
dobbiamo scegliere da quale parte vogliamo stare.
2. Dovettero
affidare le proprie vite al Signore. Ciò significò una confessione pubblica del
loro allontanamento ed un riconoscimento pubblico che il Signore regnava nelle
loro vite.
3. Dovettero
servire Dio con un cuore integro. Notate la parola “solo”. Dovevano “servire
solo Lui”. Spesso noi serviamo Lui e lo sport, il piacere, la carriera,
amiamo la vita, il lavoro, la casa. Chi viene per primo nelle nostre vite?
Il loro disonore portò pentimento ed il pentimento portò al risveglio.
Il loro disonore portò pentimento ed il pentimento portò al risveglio.
Il pentimento portò risveglio
Tolsero
via il loro peccato (1 Samuele 7:4).
Attinsero
l’acqua (vers. 6), il che simboleggia la loro sete di Dio.
Confessarono
il proprio peccato contro il Signore (vers. 6).
Non
vollero smettere di pregare (vers. 8) e il Signore rispose.
Il risveglio portò restaurazione
Molti
di noi hanno paura di dare tutto a Dio, come se Dio ci potesse togliere tutto.
Egli
vuole toglierci la nostra manciata tirchia per riempire la nostra mano vuota.
Egli
non può riempire una mano mezza chiusa.
Quando
Israele gli diede tutto Egli fece grandi cose per lui.
Israele
venne attaccato quando il popolo stava adempiendo le condizioni di Dio. Anche
se dobbiamo affrontare dei guai, sembra che a Dio faccia piacere liberarci nel
momento cruciale per mostrarci che la gloria è la Sua e non la nostra.
I
Filistei si stavano avvicinando alla battaglia mentre Samuele stava sacrificando
l’agnello di Dio (1 Samuele 7:10), ma Dio tuonò e li mandò in tale confusione
che, con picconi e forconi, zappe e vanghe, Israele li cacciò, deviò e
massacrò, ottenendo una grande vittoria sopra le forze del male.
Israele
ruppe le catene che lo legavano, si guadagnò una vittoria completa e riuscì a
riappropriarsi di tutte le sue proprietà (vers. 14).
L’Impero
Britannico era al proprio culmine quando ci fu il risveglio.
Quando
gli uomini in Gran Bretagna dimenticarono Dio, il suo impero si piegò su se
stesso.
Anche l’America sta andando nella stessa direzione, e chi siamo noi per inorgoglirci?
Anche l’America sta andando nella stessa direzione, e chi siamo noi per inorgoglirci?
La
nostra unica speranza di restaurazione in questo paese è un grande risveglio.
Disonore,
pentimento, risveglio e restaurazione portano infine a gioire.
Gioire
Samuele innalzò una pietra dichiarando la fede di Israele e la sua fede in Dio. La chiamarono Ebenezer (1 Samuele 7:12). Era un simbolo della gioia provata per le benedizioni passate.
“Fin
qui il Signore ci ha soccorsi” (vers. 12).
Era
un simbolo del fatto di essere felici per benedizioni presenti.
Se
Egli ci ha aiutati fino a qui, deve essere con noi anche ora.
Era
un simbolo del fatto di gioire per le benedizioni future. Se ha potuto fare
tutto questo una volta lo può fare ancora.
Il
loro gioire ebbe quattro risultati:
protezione
(v. 13): I Filistei furono sottomessi e non invasero di nuovo il territorio;
pace
(v. 14): ci fu pace tra Israele e gli Amorei dall’altra parte del regno;
permanenza
(v. 17): Samuele costruì un altare al Signore come un ricordo costante della
loro dedizione a Lui;
lode
(v. 12): riconobbero che Dio li aveva salvati.
Con
il loro pentimento e il loro impegno verso Dio essi avevano cambiato fazione.
Prima avevano servito se stessi ed il peccato; ora stavano servendo il Signore.
E
perché erano dalla parte del Signore ed il Signore era dalla loro parte, le
loro battaglie erano le battaglie del Signore ed Egli assunse il comando.
La
stessa cosa accadde a Giosuè. Non c’è da meravigliarsi che gioissero!
“Fin
qui il Signore ci ha soccorsi” (1 Samuele 7:12).
Questo
capitolo inizia con la sconfitta ma finisce con il risveglio.
Questo
è spesso il modo in cui Dio si comporta con le persone, una chiesa o un
individuo. Nel corso della storia è stato sempre lo stesso.
Samuele,
il cui vero nome significava “ascoltato da Dio”, fu un prodotto della
preghiera e, quando il suo popolo raggiunse una crisi nella propria storia,
seppe esattamente cosa fare.
Il
giorno della Pentecoste, un gruppo di discepoli terrorizzati erano ammucchiati
nella stanza di sopra, temendo per il proprio futuro. Uscirono da quella stanza
come persone dinamiche che, nel giro di una generazione, avevano cambiato il
mondo intero. Essi poterono dire come Samuele: “Fin qui il Signore ci ha
soccorsi”.
Pietro
si alzò e disse: “Questo è quanto fu annunziato per mezzo del profeta”
(Atti 2:16).
Nella nostra storia stiamo affrontando un periodo significativo. Ci troviamo in una situazione simile a Israele, e chissà che non emergiamo con la stessa vittoria di coloro che lodarono Dio il giorno in cui Samuele eresse la pietra di Ebenezer.
Nella nostra storia stiamo affrontando un periodo significativo. Ci troviamo in una situazione simile a Israele, e chissà che non emergiamo con la stessa vittoria di coloro che lodarono Dio il giorno in cui Samuele eresse la pietra di Ebenezer.
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